Dettagli
- Data
- 29-5-2022
- Difficoltà
- EEA: Escursionisti esperti con attrezzatura
- Accompagnatori
-
- Accompagnatori di Alpinismo Giovanile
E’ uno di quei giorni in cui…
È uno di quei giorni in cui non vorresti alzarti dal letto e rimanere sotto le coperte.
Le previsioni meteo erano pessime e alle cinque del mattino quando suona la sveglia non c'è una stella in cielo.
Ma oggi c'è l'uscita dell'alpinismo giovanile del CAI Vestone con partenza alle sei in autobus per il passo Tremalzo.
5:30 comincia a fare chiaro, il cielo è grigio e piove, recupero lo zaino preparato di malavoglia la sera prima, completo con il panino e la borraccia dell'acqua e scendo a caricare in macchina l'attrezzatura per la ferrata per i ragazzi del gruppo avanzato.
5:45, è tardi, devo affrettarmi. Arrivo a San Liberale facendo il riepilogo mentale del materiale e, mannaggia, mi accorgo di avere dimenticato il sacco con il cambio. Oggi quasi sicuramente ci bagneremo e dovrò avere abiti asciutti per il ritorno, Giro la macchina, recupero il dimenticato e corro verso Vestone.
Al parcheggio della birreria c’è già la folla: ragazzi che stanno caricando gli zaini e genitori apprensivi dai visi preoccupati.
Mi avvicino agli accompagnatori sperando inconsciamente che qualcuno ipotizzi una sospensione dell’uscita causa cattivo tempo ma, quale tempismo, la pioggia si placa e via che partiamo.
Giunti al rifugio Garibaldi zaini in spalla e vai sul sentiero, per primo il gruppo dell’Avanzato e a seguire quello del Base. Cinque minuti e ricomicia a piovere. Fuori i coprizaino per i grandi e gli ombrelli per i ragazzi più giovani che presto salutiamo mentre scendono verso la malga Giù.
Allunghiamo il passo, e saliamo verso la pratosa cima Casèt. Il ritmo è buono ma l’erba fradicia comincia a bagnarci scarponi e pantaloni.
Giunti all’attacco del sentiero attrezzato Mora-Pellegrini ci imbraghiamo e, concentrati procediamo tra fantasmi di pinnacoli e gendarmi nella nebbia che caratterizzano la cima Pubregno e la cresta a forma di sega che porta verso il monte Corno.
La tensione del procedere comincia a rilassarsi e si fa sentire il freddo dolore alle mani del procedere lungo i cavi d’acciaio della via ferrata. Se poi sei senza guanti e hai dimenticato la felpa a maniche lunghe e il k-way o la giacca a vento, cominci a sbarbottare… Per fortuna il buon Giorgio ha qualche indumento in più nello zaino e tamponiamo il problema.
Terminato il tratto attrezzato, continua a piovere, al bivio, infreddoliti e bagnati rinunciamo a salire i15 minuti del sentiero che sale al monte Corno avvolto nelle nuvole e prendiamo il sentiero in discesa verso il Bochet della Spinera. Ci rifocilliamo in piedi sotto una roccia strapiombante e poi via sul lungo sentiero che in falsopiano porta verso la malga Giù.
All’inizio della stradina che porta verso bocca Casèt, sentiamo le voci amiche dei ragazzi del base che tutti allegri ci raccontano di essersi riparati nella malga, mangiato e giocato al tepore di una bella stufa accesa per l’occasione.
Via ora sul tratto ripido che ci riporta in alto per poi imboccare sentiero fatto all’andata fino a raggiungere l’autobus che ci aspetta. Cambio di vestiti e calzature sotto una gronda perché ancora piove, per poi sistemarci al caldo e al coperto dell’autobus.
I ragazzi tutti mi hanno piacevolmente stupito, in particolare i grandi sul percorso attrezzato, che hanno patito il freddo e la pioggia, da loro solo qualche lamento ma tanta tenacia.
Bravi tutti, grandi, piccoli e accompagnatori.
Leggere la locandina, verificare l’altimetria e il percorso è fondamentale per evitare disagio e difficoltà, è di conseguenza prevenzione e responsabilità.
“Imparare facendo” è uno dei “precetti” dell’AG e qui, oggi, si esperimenta nella sua verità.
E’ uno di quei giorni in cui… Ti torna alla mente il buon amico Beppe che ci ripeteva spesso che la montagna è bella anche con la pioggia ed è possibile coglierne la bellezza nel piacere dello stare assieme a dispetto di tutto.
Alla prossima, Raffaele