Dettagli
- Data
- 24-9-2016
- Accompagnatori
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- Raffaele Vezzola
Naturale completamento della lezione teorica fatta in sede sulla lettura della carta topografica, l’uso della bussola e nozioni di orientamento. Siamo partiti per la Valsorda per concretizzare l’attività della Caccia alle lanterne mettendo in pratica ciò che abbiamo appreso.
Partenza da Avenone per arrivare a quel luogo magico che è l'Arca dei Penser e poi proseguire verso la malga di Valsorda dove ormai per consuetudine ci aspetta Mariagrazia e le sue Bionde dell’Adamello.
Una sorpresa ci attende alla Malga, Roberto Ghidoni, Lupo che corre, ci sta aspettando per salutarci e per conoscere i ragazzi. Ci chiede cosa ci facciamo lì e, saputolo, ci racconta cosa è stato per lui l'orientamento durante la sua impresa all'Iditarod, 1200 chilometri a piedi nel gelo dell'Alaska.
Ci racconta della sua prima esperienza in quel paese di ghiacci, dove il sole si nasconde dietro gli alberi senza mai salire alto in cielo. Un poco sprovveduto era partito senza portare con sé bussola e mappa. Era convinto che bastasse seguire le tracce di chi lo precedeva per non perdersi. Di fatto, l’'dea era buona: davanti a lui camminavano due forti e favoriti Alaskani e battere la loro pista era facile per un Valtrumplino per la prima volta all'Iditarod. Ma non aveva fatto i conti con la sua forza e si è trovato a superare i suoi avversari perdendo così la traccia del Trail. A questo punto ha capito (parole sue) che è meglio avere una giacca in meno e una bussola in più.
Salutato Roberto abbiamo iniziato la nostra attività: 3 squadre, cartina muta con tre crocette dove si trovano le lanterne, bussola e via in caccia. Orientata la mappa, decisa la direzione, abbiamo vagabondato per i boschi della Valsorda alla ricerca non di un tesoro ma di una serie di domande su orientamento, CAI ed ecologia, vince chi azzecca più quesiti.
Cena al sacco e il sole è tramontato, il sentiero più corto per Livemmo dove arriviamo in perfetto orario al limite tra la sera e la notte. A questo punto 6 accompagnatori stipati come sardine su di una panda scendono a recuperare le auto lasciate ad Avenone e rifacciamo la carovana per il rientro.
Uscita anche questa “tecnica”, scarsa la partecipazione dei ragazzi (c’erano quasi più accompagnatori che giovani) e questo un poco mi dispiace perché è sì importante sapere arrampicare, essere in grado di fare 1000 metri di dislivello oppure di camminare per 6/7 ore senza fermarsi, ma saper leggere una mappa ed utilizzare la bussola è gradino fondamentale per un alpinista e tale conoscenza è molto spesso lo strumento che ci toglie dai guai in montagna. Preferisco un compagno in grado di guidarmi quando sono perso che un forte camminatore che non è grado di trovare la direzione.