Dettagli
- Data
- 29-8-2015
- Durata
- 2 giorni
- Accompagnatori
-
- Mara Venini
- Raffaele Vezzola
Finalmente è arrivata l'uscita di 2 giorni dei giovani Alpinisti del CAI Vestone, con pernottamento in rifugio.
Presenti 26 ragazzi sui 34 iscritti, le assenze sono per malattia o impegni famigliari, 9 gli accompagnatori.
Partenza dal «solito posto». Buona la collaborazione dei genitori per il trasferimento alla malga Cadino. Veloci partiamo verso la corna Bianca e poi lungo il comodo sentiero raggiungiamo il passo della Vacca, dove facciamo alcune foto e il primo spuntino.
Per alcuni ragazzi è il battesimo dei 2000 metri e la quota si fa' sentire, cerchio alla testa e fatica.
In poco meno di tre ore raggiungiamo il rifugio Tita Secchi dove consumiamo il pranzo.
Le camere non sono ancora disponibili, tiriamo tardi all'esterno del rifugio.
A questo punto organizziamo il giro del lago, all'appello rispondono solo 7 volontari, gli altri, «PAPPEMOLLI», preferiscono rimanere a oziare.
Il giro del lago non è semplicemente il periplo sulla riva, ma prevede la salita fino quasi a raggiungere i ruderi dell'ospedalino militare, per poi percorrere lo spartiacque in direzione della cima Terre Fredde.
Il percorso è accidentato, una vera «Sassoma» e, per i più giovani la fatica è grande. Nei pressi della cima Galliner spariscono le indicazioni sui sassi, ci dirigiamo allora verso la cima Terre Fredde, sperando di poter scendere per sentiero dal versante opposto. All'ombra della croce di vetta facciamo merenda dopo esserci scambiata la stretta di mano, come veterani dell'Alpe. Mentre i ragazzi si riposano, scopriamo che non ci sono sentieri che proseguono: quello che abbiamo finora seguito termina alla croce. Consulto: torniamo indietro al passo o forziamo il canali no di roccette che scende ripido verso il lago? I ragazzi sembrano stanchi, ma carichi di entusiasmo ... Due accompagnatori davanti a protezione e via a capofitto verso la conca in basso.
Il sentiero è tosto, probabilmente problematico anche per molti adulti, ma l'affiatamento del gruppo è buono e le poche difficoltà incontrate vengono risolte senza rischi, affidandosi all'esperienza degli accompagnatori. La corda per le emergenze è rimasta nello zaino. La discesa è lunga su di una pietraia instabile, ma finalmente raggiungiamo la riva del lago che seguiamo fino al rifugio accolti dai richiami dei ragazzi rimasti alla base. AI nostro arrivo, il commento della Rina è stato: - quando
abbiamo visto dove eravate, abbiamo pensato che eravate matti -. I ragazzi erano esausti, ma hanno raddrizzato il capo consci della loro impresa. Il giro è durato circa cinque ore, che sommate alla salita della mattina, sono diventate otto con un dislivello di più di 1000 metri, buona parte, fuori sentiero: onore al merito! 19,15 cena e poi in camera. Il gruppo era distribuito in cinque camere miste, ragazzi e accompagnatori. Che dire della notte passata in rifugio? Possiamo affermare di certo che i ragazzi si sono divertiti, ma anche dire che dobbiamo lavorare ancora sulla tecnica notturna. Sicuramente il "sacro silenzio delle 22" in camerata non siamo riusciti a garantirlo. Forse qualcuno degli altri ospiti, qualche sbuffo tra i denti lo ha fatto.
Permettetemi ora di citare un fatto che mi ha scaldato il cuore: nella mia camera c'era anche Matteo di otto anni, il più piccolo del gruppo, anche lui reduce dal giro del lago, sapevo che era strastanco» (come dicono loro). Mi avvicino per sistemargli le coperte e vedo che ha gli occhi lucidi. Allora gli chiedo se va tutto bene e, lui con un sorriso mi confida: - sono contento perchè è la prima volta che dormo da solo con i miei amici -.
Sveglia alle 7 e colazione alle 7,30. Ragazzi puntualissimi! 8.15 eravamo già in cammino verso il passo Blumone, cima Coppi del nostro cammino. Al goletto, merenda. Devo dire che i Giovani Alpinisti sono sempre pronti agli spuntini.
Via ora sull'Alta Via. Ancora «Sassonia» e il procedere è faticoso. Sono accanto al piccolo Matteo e gli faccio osservare che si sta muovendo con sicurezza sui pietroni instabili, la sua risposta mi stupisce piacevolmente: - ieri, scendendo dalla cima Terre Fredde, Giacinto mi ha insegnato bene come fare-,
Passo del Termine: pausa pranzo, alcuni dei ragazzi, non domi, arrampicano sulle placche inclinate. Ora il sentiero è più facile, ma comunque rimane ancora lungo. Giunti alla chiesetta del Gaver un momento di condivisione per sedimentare le esperienze di questi due giorni per poi proseguire verso il parcheggio dove ci aspettano i genitori.
Il rientro è durato otto ore con un dislivello in discesa di più di 1200 metri. Tutti stanchi ma con gli occhi luminosi per l'esperienza vissuta. Si cominciano a notare i miglioramenti nei ragazzi nel loro andare in montagna, miglioramenti fisici, tecnici ma, cosa più importante, è migliorato l'affiatamento del gruppo.