Dettagli
- Data
- 12-9-2015
- Accompagnatori
-
- Raffaele Vezzola
Sabato pomeriggio ci siamo trovati a Crone e incamminati verso la palestra di arrampicata del Crench.
Giunti sul posto, abbiamo trovato gli istruttori del gruppo arrampicata del nostro CAI. Mentre i "tecnici" preparavano le vie di salita, abbiamo fatto un poco di didattica: attrezzatura, nodi, vestizione ecc. ecc.
Divisi poi i ragazzi in quattro gruppi, si procede all'indosso dell'imbrago e casco. Cosa non semplice per i molti che mai lo avevano fatto.
La cosa che subito mi ha colpito è stata la serietà silenziosa che accompagnava le operazioni e anche le poche parole dette avevano un tono quasi sommesso. Forse un poco di timore rende più concentrati?
È ben diverso arrampicare in palestra in una stanza, su appigli e appoggi artificiali ben visibili, che inerpicarsi su rocce scoscese, in un bosco, con il cielo sulla testa alla ricerca di fessure dove infilare le dita e spigoli dove appoggiare i piedi.Presenti e armati: 18 giovani alpinisti. Quattro ragazze dubbiose, preferiscono prendere tempo.
Si iniziano le operazioni ben organizzate e sorvegliate dagli istruttori dell'arrampicata. Cinque le vie di 4°/5° grado, non certo facili ne' amichevoli.
Il programma prevede la gestione autonoma del «Savoia doppio» all'imbrago per poi salire la via da secondi con la corda dall'alto.
Subito si sono evidenziate le difficoltà per chi aveva le vie più difficili, ma anche la perizia e sicurezza di chi già aveva arrampicato in palestra.
Ripetuti tentativi hanno permesso a tutti i ragazzi di sperimentare l'arrampicata. Più facile è stata la salita, meno scontata la discesa con la corda dall'alto. Abbandonarsi appesi a una fune con 15 metri di vuoto sotto il sedere non è mai così scontato, ma piano piano affidarsi al compagno che ti regge la corda diviene più tranquillo.
Siamo poi passati alla salita da primi (sempre con la sicurezza dall'alto) portando la corda e assicurandola con le coppie ai rinvii fino alla sosta. Un paio delle ragazze in un primo tempo titubanti hanno anch'esse indossato casco e imbrago e hanno affrontato con buona riuscita la salita.
A questo punto i ragazzi hanno iniziato a scambiarsi le vie per tentare anche quelle più impegnative e anche le voci sono tornate ad alzarsi di tono e le battute e complimenti hanno riscaldato l'ambiente.
Provata da un paio dei migliori anche la discesa in doppia con l'uso del nodo autobloccante e del discensore.
L'allegria ha ripreso il sopravvento e, al ritorno a Crone, passi lunghi e ben distesi.
Per molti è stato il piacere di un' attività a loro congeniale, per altri il vincere la paura del vuoto, per tutti, lo sperimentare l'essere «compagni di cordata» che solo l'arrampicata in montagna ti permette.